frammento (1996)

Giovanni Buzi: Luci geometriche

1996

estratto (2)

 

Labirinti di muri bianchi, porte chiuse. Scale ripide di pietra, tagli d’ombre. Le rondini rigano il cielo. Una palma solitaria. Non più rumori, né voci. Ancora strade vuote. Da una finestra aperta un tessuto arancio fluttua al vento; come un’ombra, un viso, lunghi capelli neri, uno sguardo. Profumo di spezie misto a quello del mare. Un glicine fiorito scende da un muro. Pietre. Ancora mura.

Entro in una porta aperta. Stanze vuote, deserte. Un cortile assolato, una fontana al centro. Maioliche colorate ricoprono ogni superficie.

In una stanza penombre rosso oro sono riflesse da specchi antichi. Tappeti, cuscini, stoffe, veli verdi trasparenti. Tre manichini riccamente abbigliati consumano immobili una cerimonia a me estranea. Sedute su sofà tre giovani donne dai movimenti bloccati mostrano sguardi assenti, visi di cera dipinta.

Il soffitto bianco è completamente cesellato. Sulle pareti fitti ricami di fiori, in un angolo una sontuosa gabbia vuota. In una vetrina collane di corallo, di pietre nere, una spazzola, uno specchio d’argento, una piuma.

Torno nel cortile. Mi siedo accanto alla fontana spenta. Socchiudo gli occhi.  Voci lente filtrano dall’esterno, al di là delle mura. Silenzio, il mio respiro.

Nell’ombra, un leggero tessuto arancio fluttua al vento.  

 

 

 

 

 

 

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