Giovanni Buzi: Acque Turchesi

1996

estratto

 

I coralli

 

I coralli vivono in acque limpide.  Acque turchesi e verde smeraldo che lasciano attraversare la luce del sole.

S'incrostano sulle rocce, sulle conchiglie morte. S'aggrappano e costruiscono una solida corazza. Non vivono isolati, formano popolose colonie. A volte impressionanti, alte e rugose come montagne. Qualche nave ci si incaglia e poco a poco affonda. Nuovi coralli nascono. Sui ponti sfracellati, nei relitti delle stive, attorno agli alberi, gli oblò. Su ogni materiale che resiste al tempo, alla corrosione. Non sulle vele, amiche del vento che i sali dell'acqua sciolgono, non sui corpi dei naufraghi preda delle correnti e degli abissi.

In quei labirinti di memorie ospitano pesci colorati ed alghe fluide e flottanti come capelli d'annegati.

Le colonie sono in perenne e lenta trasformazione. Nuovi depositi di calcare sono scrigno a quegli organismi dai petali fragili come piante di serra.

La corazza calcarea è la loro sola difesa, l'unica speranza di sopravvivenza.

Ma anche la loro rovina.

Pressoché senza nemici in mare, ne hanno di temibili sulla terra. Gli uomini, amanti di quei gusci dai colori teneri, opalescenti, caldi, che danno l'illusione della vita dopo la morte.

Pezzi di colonie vengono scheggiati con arnesi dalle lame affilate, scalpellati, strappati.

Lasciando per sempre le acque turchesi sono trasportati verso la superficie. Un ultimo sguardo verso quelle trasparenze, quella fluida sospensione del loro mondo che non conosce la nostra gravità e si ritrovano all'aria, ai raggi diretti del sole.

Ancora poco tempo e saranno, agonizzanti, in luoghi molto particolari: lo studio degli intagliatori di coralli.

Descriverli prenderebbe pagine e pagine. Basti dire che è il regno della polvere, della nostalgia.

Raramente traspare la luce in questi luoghi, restano in  una perenne penombra nella quale sopravvivono gli intagliatori, tristi maghi dai movimenti lenti, acquatici.   

Prendono le schegge dei coralli, le manipolano, le lavano, le cospargono d'unguenti, le raschiano. Gettano via i corpi molli e compiute queste tristi esequie non s'occupano che delle corazze.

Le spezzettano, limano, cesellano.

E dalle fibre della materia morta che cede agli arnesi taglienti come diamante, a volte, per magia, riappare quello che è per sempre scomparso.

Un tono rosa carne anima un cammeo, un rosso fuoco serpeggia in una teoria di perle, un bagliore lunare s'accende, un nero vellutato splende accanto all'oro.

Riflessi che cantano le perdute trasparenze verde smeraldo della vita.

 

 

 

 


 

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